"L'Arte come Catalizzatore"
I Buchi (1949-1968) - Lucio Fontana
CONCETTO SPAZIALE, 1952, olio su tela, 80 x 80 cm |
CONCETTO SPAZIALE, 1960, olio su tela, 125 x 165 cm |
Questo ciclo di opere è caratterizzato da una costellazione di buchi effettuati sulla superficie della tela. I primi lavori presentano dei vortici di buchi, ma dal '50 in poi lo schema si andrà a regolarizzare in base a sequenze ritmiche più ordinate. Queste bucature non sono meri segni sulla tela, ma diventano aperture verso uno spazio ulteriore.
Fontana si è reso conto sperimentando che il modo più giusto per trasmettere la propria arte è attraverso la semplicità. Egli stesso infatti dice:
“quando mettevo le pietre”, raccontava Fontana a Lonzi, “era per vedere se potevo superare, e invece ho fatto un passo indietro, capisci… perché fai delle cose anche sbagliate, credendo di andare avanti… invece, credendo che con le pietre passasse la luce, creasse più l’effetto del movimento, così. E invece, ho capito che io devo stare proprio con la mia semplicità pura, perché è pura filosofia, più che altro… chiamala anche filosofia spaziale, si può chiamare cosmica, no?”
CONCETTO SPAZIALE, Buchi, olio e sabbia su tela 60×59 cm |
DINAMISMO
L'opera Concetto spaziale del 1951 vede la tela
cosparsa di oli, sabbie e lustrini di colore dorato su
sfondo blu notte. Da buon amante dell'astronomia,
egli rappresenta una nebulosa. Nella sua arte non si
limita a lavorare con colori e materiali diversi, ma
si spinge oltre, effettuando dei buchi che trafiggono
la tela, la quale viene retroilluminata: introduce, in
questo modo, nella tela anche lo spazio retrostante.
Si pensa alla tela non più come elemento
bidimensionale, ma come elemento nello spazio.
“Il buco era creare questo vuoto
[…] passa la luce non c’è bisogno di dipingere […] tutti hanno creduto che io
volessi distruggere: ma non è vero, io ho costruito.”
Quest'opera ha attirato la mia attenzione in quanto pur avendo delle forme molto regolari (circonferenze - buchi) risulta essere molto dinamica, un dinamismo che ai miei occhi non si sviluppa unicamente sulla tela ma ingloba anche tutto ciò che si trova sullo spazio retrostante grazie all'utilizzo della tecnica di bucatura sulla tela.
Il carnevale del topo e del gatto - Elisa Montessori
Il carnevale del gatto e del topo, 2017 - in progress tredici disegni, carta velina; dimensioni variabili; foto: Giorgio Benni |
CONCATENAZIONE
Questa opera di Elisa Montessori mi ha colpito inizialmente per la scelta dei colori che mi hanno rimandato subito al mondo dell'arte orientale, successivamente sono rimasta affascinata dalla grandissima abilità dell'artista di combinare molti elementi che apparentemente sembrano essere sconnessi ma che poi nell'insieme creano un opera unica meravigliosa. L'opera d'arte non è più il singolo pezzo ma diventa l'insieme di questi che si relazionano tra loro e occupano lo spazio.
Sono rimasta molto colpita da questa artista giapponese che utilizza principalmente i fili nelle sue opere , appena l'ho visto ho pensato immediatamente alla leggenda del filo rosso e alla connessione delle persone. Quest'opera in particolare mi trasmette leggerezza e delicatezza ma allo stesso tempo l'utilizzo del colore rosso la rende travolgente. E' un opera che ti porta in un mondo parallelo, in cui si è in bilico tra emozioni positive ed opprimenti.
A cura di Elisa Angeloni e Martina Bilotti
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