Elisa Montessori e Giovanna De Sanctis Ricciardone


Elisa Montessori 

 Pittrice da sempre

Il carnevale del topo e del gatto, 2017 – in progress 13 disegni, carta velina; dimensioni variabili; foto: Giorgio Benni.i
 Courtesy l’artista e Monitor Roma, Lisbona, Pereto

Elisa Montessori nasce a Genova il 18 Giugno del 1931, compie studi classici e si laurea in lettere presso La Sapienza nel 1953, la sua vita si svolge tra Milano, Roma e Genova. Ha tre figlie nate da due matrimoni, il primo con uno scienziato cinese ed il secondo con un importante architetto, questi saranno due aspetti che ritroveremo nel suo lavoro.

Alla fine degli anni Quaranta si stabilisce a Roma dove ancora oggi vive e lavora. Avvia la propria formazione nel contesto artistico romano apprendendo le diverse tecniche direttamente dagli artisti senza il filtro delle accademie. Incontra Corrado Cagli da cui apprende la tecnica del monotipo; diviene allieva di Mirko Basaldella con cui condivide l’interesse per le culture lontane, specie quella orientale, e per lo sperimentalismo. Conosce Capogossi, Mafai e Afro.

Il suo amore per l’arte è visibile sin dall’infanzia , infatti dichiara lei stessa:

“Il mio nome è Elisa Montessori, sono nata a Genova il 18 Giugno 1931.
Scriverlo mi dà una strana sicurezza, cerco di difendermi da un’incertezza di fondo, nel dondolio continuo dei miei pensieri, nel battito ormai aritmico del mio cuore e nella difficoltà oggi di un respiro profondo. 
Così. 
Sono una pittrice – da sempre – piccolissima con l’indice tracciavo segni, disegni, sui vetri appannati dal vapore in cucina (poi scomparivano) sulla sabbia al mare o sulla polvere. 
Dopo, le prime matite e gessetti, sui giornali vecchi, i muri, i cartoni delle scatole, sulle foglie secche e anche con i sassolini, tante figure. 

Come oggi. 

D’estate in campagna dopo la raccolta delle pannocchie di granturco, nell’aia un grande falò e io con i bastoncini dalla punta accesa, al buio grandi disegni, tracce di fuoco, di linee che diventavano cerchi, onde, animali, visi. 

Come oggi. 

Ho sempre amato la segretezza delle cose che scompaiono: i libri che si chiudono, i rotoli che si arrotolano, le carte piegate, le tele non fissate, tutto ciò che si svela e si nasconde.
La pittura è totale.
La pittura è segreta. 
La pittura non morirà mai. 
Ho novantadue anni ora, ma ieri erano quarantamila anni fa nelle caverne preistoriche. 
Una bella età. 
Sono un piccolo anello di una lunga catena, catena di informazioni, connessioni, ricerca. 
Il prodotto è importante ma la ricerca lo è di più. 
Grazie.”

Elisa Montessori - China-tecnica mista su tela 40x40

Elisa Montessori è stata da sempre in prima linea nella sperimentazione di tecniche e segni,  iniziando  con  Mirko  Basaldella (anni  Cinquanta), adoperando medium diversi, quali  la tempera, l’olio, il mosaico e il lavoro su carta. Dal suo multiforme lavoro, in continua evoluzione, è nato anche l’interesse della Montessori per l’analisi delle possibili relazioni tra segno, immagine   e poesia che prende forma con la presenza di un    grande quaderno “di segni

Durante la sua gioventù vede da vicino il conflitto tra astrattisti e figurativi ma la sua arte si distingue rispetto  a ciò che la circonda, l’isolamento sarà una costante del suo percorso artistico infatti non sarà          mai inserita in alcuna tendenza o gruppo. Il segno che rimane nel tempo è l’elemento essenziale del suo fare , l’altro elemento fondamentale nelle sue composizioni è il rapporto con lo spazio del foglio, sempre bidimensionale                                                                    


Costruisce un linguaggio indipendente, seduttivo, forte che va di pari passo a un suo personale percorso di emancipazione femminile – senza mai cadere nell’errore di una superficiale differenziazione di genere.
Lo sguardo della Montessori sul mondo passa immediatamente a una mano compulsiva, libera, che riproduce "non ciò che si vede dinanzi a sé, ma ciò che si conosce". Il suo è un ritratto cumulativo e sottrattivo che sposta l'orizzonte sempre più lontano.

Il modo in cui emergono i segni è molto simile al riaffiorare di vecchi ricordi, frammentari . Questi tratti vanno a formare un disegno unitario. L’arte della Montessori è raffinata e leggera , lei stessa definisce la sua arte come leggera.

“Tante artiste, negli Anni Settanta soprattutto, si concentravano sulla gravità del corpo, attraverso figure appese. Io sono più propensa alla leggerezza, all’affioramento delle cose piuttosto che alla loro pesantezza, sono probabilmente un segno d’aria.”

Elisa Montessori - Paesaggio orientale, 1984 - Vernice, olio e grafite su tela 50x70 cm


Senza titolo 2002
Tecnica mista su carta 50x35,4 cm

L’utilizzo del colore all’inizio della sua carriera molto spesso rimane un aspetto secondario, si affaccia alcune volte con leggerezza creando stupore in un campo grafico in cui spesso il fondo non è dipinto. Nella sua pittura matura invece il colore diventa qualcosa di più passionale.

“L’inizio è lo spazio. Uno spazio, quello del Foyer Sinopoli, molto complicato. Uno spazio che ha una forza interna. Di passaggio. Un passaggio che è un muro. E ciò mi ha posto subito nella difficoltà di non poter adoperare dei colori, perché il colore sarebbe stato soffocato dal muro stesso. Allora ho preferito esercitare il muro contro muro.”

L’osservazione della forma e della struttura di elementi naturali, quale una foglia o una roccia, può essere l’elemento dominante di un suo quadro, e come nello sguardo dei pittori orientali, il gesto nasce dalla concentrazione che precede il segno, deriva dalla consapevolezza della forma osservata e assimilata in precedenza.

Negli ultimi anni la curiosità di sperimentare porta la Montessori ad esprimersi anche con il mosaico e la ceramica. Anche attraverso queste diverse tecniche non viene mai meno lo stile riconoscibile dell’artista





IL RUOLO DELLA MUSICA 

“Musica come cesura, come sincope, come attenzione che si focalizza da una parte e invece dall’altra è disdetta. C’è sempre una storia, ci vuole la pazienza di vederlo, ci vuole l’attenzione di chi legge, come un libro. La lettura richiede “tempo”. Non sono una persona che crea partendo da un punto, ma ne traccio sempre due, “connetto” una cosa con l’altra, dando origine a una catena di immagini.”

E’ curioso il suo sentimento vissuto in rapporto alla poesia e alla musica, quasi intenda avviare un serio raffronto tra la parola, le note e una certa sua immagine fissata su tela. Quando un preciso dialogo si instaura tra queste due entità, Elisa avverte che due profonde analogie stanno per prendere corpo in alcune sue opere. Inoltre, la visione orientale delle cose, con tutta probabilità trasmessale dal suo primo marito, le fa intendere quanto sia importante il valore del “vuoto” accanto a quello del “pieno”.

Simbolo ricorrente

LE PANTOFOLE

“Si tratta di un simbolo ambivalente, perché sono la prima cosa che vedi quando ti alzi la mattina, però anche l’ultima cosa che lasci quando muori, rappresentano ciò che non ti serve più. Ritorniamo al concetto di tempo fisico oscillante. Tutto sembra immobile in questo momento. Ma non è così. Perché ogni punto della terra non è mai fermo. L’oscillazione che noi abbiamo nella nostra testa, di essere umani animali, non è mai assorbita fino in fondo perché desidereremmo sempre avere un piano. Invece, se si decidesse che questo piano non c’è, si potrebbero accettare tante cose nella vita perché si comprenderebbe che è l’ondulazione continua a condurci. L’oscillazione dà equilibrio.
E poi, se tu ci pensi, soprattutto per le donne, l’oscillazione del corpo è totalmente insita. Tu sei in gravidanza ed è molto evidente, ma anche nella vecchiaia.
Noi siamo molto diverse dagli uomini perché accettiamo più facilmente il fatto che il fisico cambi. Ad esempio, nel momento in cui hai dei figli comprendi (o forse no) e ti assuefai a un tempo che non è tuo. E questo è importante, mentre le donne non lo accettano nella cultura.”

POESIA ED ARTE

Il rapporto tra la parola poetica e la pittura è uno dei temi portanti della ricerca di Elisa Montessori. Il segno pittorico caratteristico dell’artista (grafico a tratti, fluido, rapido) si posa su supporti diversi: carte geografiche, carte trasparenti, carte catramate, carte da spolvero, e – soprattutto – carte rilegate, invitando lo spettatore a un rapporto intimo, quasi fisico, con ciascuna opera. Racconti mitologici e corrispondenze con testi letterari – derivanti da un rapporto privilegiato che l’artista ha con la letteratura e la poesia – sono altrettanto emblematici nelle opere di Elisa Montessori. Tanto che a partire dagli anni ’80 il ruolo dell’illustrazione e della relazione tra immagine e testo sia nella poesia che nella letteratura ha portato l’artista a realizzare diverse opere ispirate all’opera di Shakespeare, Sylvia Plath, Patrizia Valduga, Emily Dickinson, Marianne Moore, Ingeborg Bachmann e Laura Lilli.


Elisa Montessori-Piante e Fiori viaggio italiano 2021-tecnica mista su carta-100x82-cm-con cornice

L’ARTE SECONDO ELISA MONTESSORI

“Consideriamo un albero“: se ci si avvicina fino a un palmo dal naso, “cosa vediamo?”, chiede Montessori. La risposta è una forma astratta, estrapolata dal contesto complessivo, una porzione di mondo. L’osservazione parte quindi sia dalla realtà ricolma di input, suggestioni, figuratività sia dalla dimensione mentale, poetica ed emozionale: il risultato è un rigoglio fertile, una parcellizzazione di segni minimali che a volte si riconoscono come impronta immanente, altre volte si emancipano, trascendendo qualsiasi forma di riconoscimento e identificazione. Ciò che interessa l’artista non è l’ideologia bensì la qualità di ciò che si comunica, in una speculazione che cuce un rapporto solidale tra l’identità e il cosmo, di piena adesione e compenetrazione tra l’uomo e l’ambiente che lo accoglie. “I fiori possono sembrare un soggetto felice ma non lo sono, la situazione pandemica ci mostra come la natura sta cercando di espellerci”, dice l’artista. Il fiore diventa così riflessione mortifera, monito.



Giovanna De Sanctis Ricciardone

Arch-Artista


“Mi considero un’arch-artista, strabica da sempre.”

Giovanna De Sanctis Ricciardone nasce come architetto.

Laureatasi negli anni ’60 presso la facoltà di Architettura di Valle Giulia a Roma, si avvicina al mondo dell’arte grazie all’Associazione Culturale “Il Politecnico”, per cui lavora per anni come artista e responsabile della sezione Arti Visive.

Nel 1992 fonda a Calvi dell’Umbria il suo studio, Progetto-Arte, dove si dedica prevalentemente alla scultura progettuale.

 

Il lavoro di Giovanna De Sanctis Ricciardone si basa sul concetto di archetipo

Secondo l’architetto-artista, ognuno di noi è portatore di archetipi che persistono aldilà di tutte le letture razionali che si possono dare al mondo. 

Uno dei suoi personali archetipi, quello che lei definisce fondante, è il Kosmos, ovvero il senso primigenio che l’essere umano ha di essere schiacciato a terra dalla gravità e, allo stesso tempo, di essere spinto verso l’alto, verso il cielo, da una misteriosa forza propulsiva. Proprio in quest’ultima primigenia pulsione, lei vede l’origine della scultura e dell’architettura insieme: l’azione di sollevare un peso, sottrarlo alla forza di gravità e porlo in posizione verticale (il monolite, o menhir, per la scultura e il trilite, o dolmen, per l’architettura) è la prima manifestazione di potenza umana e del desiderio di sfuggire alle forze cosmiche. 

Per la De Sanctis Ricciardone la scultura è il luogo di un rito gravitazionale, ed in molte sue opere si compie manifestando la contraddizione tra una forza che ci spinge verso il cielo ed una che ci schiaccia sulla terra.

 

“Il mio rito gravitazionale ricorrente è sollevare la massa, sottrarla all’asse verticale, garanzia dell’equilibrio baricentrico, e gioco con lo squilibrio dell’oggetto, la materia e il peso. Voglio far capire che non mi arrendo alla gravità, ma che lavoro nella contraddizione, racconto la contraddizione tra la forza di gravità, che porta al centro della terra, e la forza, che io chiamo fantasiosamente, centrifuga, che invece porterebbe il tutto ad essere proiettato violentemente verso lo spazio!”



I Trafitti. Tra massa e forze, Giovanna De Sanctis Ricciardone interpreta e simbolizza l’incastro-contraddizione della massa che pesa che tende alla terra e le forze che la sollevano.



Soffio. Nove sculture modellate in gesso, forme bianche sottili accartocciate, poggianti su un intreccio di aste di ferro. Il gesso prende il vento (soffio o pneuma), sopra lo scompiglio delle aste, le forme fuggono leggerissime verso un altrove.


Stele. Una scheggia della memoria barocca precipitata nella smemorata periferia urbana romana.



A cura di Elisa Angeloni e Martina Bilotti

Commenti

Post più popolari